I disastri provocati nel nostro territorio dalla “tempesta Vaia” sono nulla in confronto con quello che sta succedendo in questi giorni in Amazzonia. Due eventi catastrofici, diversi per proporzioni ma in qualche modo legati l’un l’altro: fenomeno “naturale” il primo (ma solo in apparenza), quello che ha devastato il bosco alpino su una superficie finora mai vista, estesa dalla Carnia all’Adige; fenomeno causato “direttamente” da mano d’uomo l’altro, quello che sta mandando in cenere la più vasta selva pluviale del pianeta. Eppure entrambi sono il frutto avvelenato dell’avidità umana.
Ognuno intende infatti che lo sviluppo fuori controllo della tecnologia, il progresso economico e la civiltà del consumo, sostenuti da una politica di pura rapina nei confronti della natura, e a danno della maggior parte della popolazione della terra, stanno cambiando per sempre l’equilibrio climatico del pianeta, con grandi devastazioni che la furia degli elementi porterà sempre più spesso anche nelle nostre vallate. Se poi questo sia davvero “progresso “ e “civiltà” non sarà cosa difficile da capire, se andiamo avanti in questo modo.
E’ una catena senza fine che condannerà l’Umanità all’autodistruzione, e i potenti della terra sembrano non badarci, preoccupati solo del Pil e della concorrenza.
“Quello che sta succedendo in Brasile e altrove – ci scrive dalla Germania Giorgio Jellici – è l’inizio della fine. Il destino dell’Homo Sapiens è segnato il fuoco che Prometeo sottrasse agli dèi dell’Olimpo per donarlo agli uomini ci sta bruciando la casa”. Su questo Greta Thunberg ha perfettamente ragione, e la sua figura di ragazzina minuta e tenace si affianca a quella del bimbo indio che circonda con le sue piccole braccia il grande albero della “sua” foresta.
I giovani “millenials” di oggi rappresentano davvero la generazione che rischia di essere derubata del futuro e di soffrire per primi le conseguenze di questo processo suicida; e d’altra parte sono anche la generazione che per prima ha il diritto di alzare la voce e di battersi contro questo processo, per far maturare una nuova coscienza a livello globale. Però tutti possiamo fare qualcosa, nel nostro piccolo, innanzitutto cambiando il nostro stile di vita, come scriveva nei giorni scorsi Jellicci sulla stampa.
Salviamo l’Amazzonia dalla deforestazione, salviamo l’Africa dalla desertificazione! Se non si cambia verso in fretta, non servirà lamentarsi che dall’Africa continuano ad arrivare sulle nostre coste barconi carichi di negri, non servirà costruire muri sui confini. Il mutamento climatico è ormai un’emergenza globale: nessuno sarà più al sicuro, nemmeno nelle nostre valli alpine. Gli alberi sradicati a migliaia sono lì ogni giorno a ricordarcelo. Per questo anche noi #siamotuttiIndios!
Fabio del goti
Comitat provisorie per na neva UAL
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(1) comment
erjilo pterin
24 Luglio 2020
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