Val di Fassa: ritorno al futuro

Ott 25

A bocce ferme, al termine della recente tornata elettorale e dopo tanti commenti “a caldo”, vale la pena avanzare qualche osservazione ulteriore su quanto è avvenuto nei nostri territori. Sul piano generale, l’esito dei ballottaggi ha in sostanza confermato il sensibile arretramento dell’ondata sovranista, tanto a livello nazionale quanto nella nostra provincia. La Val di Fassa non fa eccezione.

Il voto popolare ha ribaltato il quadro politico-amministrativo che si era venuto delineando cinque anni fa con il successo dell’Associazione Fassa, dichiaratamente affiliata ai partiti nazionali di centro-destra. 

Nelle elezioni per il Comun General, l’affermazione di Beppe Detomas su Matteo Iori, espressione (per quanto “ringiovanita”) dell’amministrazione uscente, non era affatto scontata, dovendosi confrontare con un candidato sostenuto da un intero establishment che comprendeva esponenti politici di alto livello, ladini e non. Un’affermazione “di misura”, si è detto giustamente, conseguita per 250 voti di differenza (52,22%), ma ricordo che cinque anni fa certi commentatori definivano “una disfatta” per l’Union Autonomista l’aver mancato il traguardo per soli 38 voti. 

Comunque sia, la valle appare ancora divisa tra due schieramenti che si contendono l’onere del governo, il che è perfettamente in linea con la logica democratica dell’alternanza. Tuttavia il cambio di rotta è rilevante, reso ancor più consistente dall’esito delle elezioni comunali: qui fa sensazione la clamorosa bocciatura di esponenti di prima fila di Ass. Fassa, nonché assessori uscenti nel Comun General, come Riccardo Franceschetti a Moena (34,76%), e Lara Battisti a Sèn Jan / S. Giovanni di Fassa (39,11%), per non parlare dell’esiguo risultato conseguito a Campitello dalla lista di Stefano Sommavilla, marito della senatrice Elena Testor (28,25%), o della mancata presentazione di una lista alternativa a Canazei, paese del consigliere Luca Guglielmi.

A poco giova, da parte dei dirigenti di quel movimento, appellarsi al fatto che nei comuni non erano presenti “liste di partito”: il quadro complessivo che ne esce è decisamente negativo per Associazione Fassa, tant’è che Guglielmi ha rassegnato le dimissioni da segretario politico. Il fatto che l’interessato neghi si tratti di una decisione conseguente la sconfitta elettorale suona un po’ da rituale di vecchia politica, al pari delle motivazioni surrettizie avanzate per giustificare il siluramento di Bisesti da segretario della Lega del Trentino.

Intervistato dalla USC di LADINS (n. 39, 2 ottobre) Matteo Iori indica, tra i vari fattori che hanno pesato sul risultato elettorale, “il nostro apparente legame con la Lega a livello provinciale”, nonché il suo personale rapporto “con il consigliere provinciale [di cui è tuttora segretario particolare] e indirettamente anche con l’operato del governo provinciale”. Probabilmente ha ragione: “apparente” o meno, questa volta il legame tra Ass. Fassa e Lega non ha giovato come in occasioni precedenti, né ha giovato in campagna elettorale la reiterata presenza dei notabili leghisti di Trento. Certo è che questi rapporti negli ultimi tempi si sono fatti più stretti, anche in virtù del declino di Berusconi: la senatrice Testor, dopo aver ricoperto cariche dirigenziali in Forza Italia a livello regionale, è passata al gruppo parlamentare della Lega di Salvini, un “ritorno alle origini” che certo non è sfuggito agli osservatori, e forse nemmeno agli elettori. 

Per il resto, era lo stesso Matteo Iori che in fase pre-elettorale vantava di avere “i contatti giusti”, anzi “un contatto diretto” con l’esecutivo del governatore Fugatti. Una nota stonata, in termini istituzionali, che non ha dato i frutti sperati, come ora ammette Iori. Magra consolazione rilevare che Ass. Fassa “è la formazione più votata a livello di Comun General”: ciò che conta è la somma dei voti conseguiti da ciascun candidato Procurador. Sull’uso meramente strumentale del simbolo degli “Autonomisti Popolari” di Kaswalder per la seconda lista a suo sostegno non è il caso di insistere, mentre più organica è subito apparsa l’articolazione del campo avverso in due liste, entrambe slegate dai partiti nazionali, frutto di uno stesso disegno politico. Qui l’alternativa alla destra filo-leghista ha preso forma nella convergenza tra una proposta “civica”, trasversale, non-ideologica (Uniti-Adum per Fascia), e una formazione autonomista (Neva UAL), esito del rinnovamente avviato in seno all’UAL da un anno a questa parte, costituita per lo più di giovani che intendono portare avanti i valori storici del movimento ladino.

In altre parole, oggi il bipolarismo in Fassa non può essere ridotto a schemi nazionali del tipo destra-sinistra, ma risiede piuttosto nell’alternativa tra forze che si ispirano al sovranismo nazionalista e rispettivamente all’autonomismo comunitario, all’interno del quale sembra giocare ancora un ruolo importante la componente etnico-linguistica, associata all’impegno civico vocato al servizio della comunità. È vero che oggi gli esponenti di spicco dell’Ass. Fassa si professano sostenitori dell’identità ladina (e questo è certamente un bene), ma è altrettanto vero che storicamente il loro blocco sociale di riferimento contiene componenti indifferenti, se non apertamente ostili, ai valori dell’autonomismo ladino. Tutti sanno di come gli stessi dirigenti, in tempi non così lontani, abbiano cavalcato spinte populiste fieramente avverse – per esempio – all’insegnamento del ladino nella scuola, e altrettanto ostili alle conquiste del movimento ladino, come il Comun General, scendendo in piazza in prima persona per sostenere il referendum abrogativo proposto dalla Lega.

Insomma, prima o poi i nodi vengono al pettine. Sovranismo e impegno autonomistico si differenziano anche sul piano del metodo, che riflette una ben diversa concezione della democrazia rappresentativa. Di certo non hanno pagato certi comportamenti aggressivi messi in campo da Ass. Fassa in questi cinque anni, vòlti ad annientare sistematicamente l’avversario e ad occupare militarmente tutte le posizioni di rilievo, piuttosto che a perseguire il Bene Comune. Una situazione incresciosa che ora si auspica definitivamente superata.

A mio parere tuttavia in queste elezioni ha pesato ancor di più il vistoso divario di “competenze” messo in campo dai rispettivi schieramenti, il che tra l’altro prefigura due visioni politico-programmatiche piuttosto distinte in ordine al modello di sviluppo che si intende perseguire per una valle estremamente bisognosa di rispetto e di tutela ambientale.

Un ritorno alle origini, dunque, per la comunità ladina di Fassa, una riscoperta delle “radici” da parte di molti giovani che si sono cimentati nell’agone elettorale e che parimenti domenica scorsa sono stati protagonisti del rinnovo del Consei dell’Union di Ladins de Fascia. La ripresa di un progetto concepito molti decenni or sono per ridare dignità e consapevolezza a una comunità che sulla propria peculiarità di minoranza linguistica intende tuttora costruire il proprio futuro.

Fabio Chiocchetti, Moena 

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(1) comment

Carla Braito e Lino Davarda 31 Ottobre 2020

Condivido pienamente il commento di Fabio, che a distanza di un mese dalle elezioni, ha tracciato il quadro della situazione. Un salto indietro del quinquennio che riprende un processo di vedute e sviluppo di diversi valori dimenticati.

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