Da pochi giorni, è stato approvato, su proposta dell’assessore al turismo della Provincia Autonoma di Trento, il regolamento attuativo che dà luce verde all’attività dei cosiddetti “condhotel” (dall’unione delle parole condominium hotel) vale a dire una nuova tipologia di esercizio alberghiero, configurantesi come edificio con spazi destinati alla ricettività ed altri alla destinazione residenziale.
Tale categoria è stata introdotta in Trentino con la legge provinciale di assestamento del 6 agosto 2019, alla quale fa seguito il provvedimento firmato dall’assessore al turismo, per adottare il regolamento di attuazione, definendo condizioni di esercizio e modalità di avviamento dei condhotel.
Tra le condizioni per l’esercizio del condhotel, elencate all’articolo 2 del regolamento attuativo, si annovera la necessità, per le unità immobiliari destinate a residenza, di disporre di servizio autonomo di cucina, nel rispetto delle normative vigenti in materia di agibilità previste dai regolamenti edilizi comunali. La superficie utile netta per le unità immobiliari a destinazione residenziale non può, inoltre, superare il 40% della superficie utile netta destinata alle unità abitative dell’esercizio alberghiero.
Dalla P.A.T. emerge, pertanto, come la finalità della norma sia quella di favorire la riqualificazione degli esercizi alberghieri, mediante la possibilità di alienare un porzione degli stessi per trasformarla in unità immobiliare residenziale. Nonostante alcuni pareri favorevoli, la misura di attuazione dei condhotel si rivela controproducente se ricondotta al sistema economico-turistico della Val di Fassa, portando con se un rischio più che concreto di alterazione del mercato turistico locale.
Secondo la Neva UAL, che aveva già criticato la deroga alla legge Gilmozzi sulle seconde case, la politica provinciale ancora una volta non ha tenuto conto della realtà territoriale che caratterizza la Val di Fassa, componente trainante dell’intero turismo trentino, ma già satura di alloggi e posti letto. È stato compiuto in tal senso un passo falso nella direzione del perfezionamento della capacità ricettiva, il quale si ritrova nella qualità e non già nella quantità.
Si rivela dunque essenziale evitare un aumento dei posti letto (e di conseguenza anche del traffico intra-valligiano), perché quest’ultimo contribuisce al depotenziamento del comparto turistico nel medio-lungo periodo e all’abbattimento dei prezzi per gli alloggi, sfavorendo tutto il comparto imprenditoriale di valle. La misura adottata dalla P.A.T. rischia di favorire l’economia di pochi a discapito di quella della intera comunità, dell’ambiente e della qualità della vita degli abitanti della valle, snaturando il delicato equilibrio del mercato turistico, ancora in fase di lenta ma sempre più solida ripresa. Nel segno del particolarismo, anche in ambito economico, andrebbe lasciata ad ogni singola comunità la possibilità di selezionare la migliore strategia turistica in armonia con il territorio.
Consei de la Neva UAL