Non bastano dichiarazioni meramente verbali per tutelare l’ambiente.
La natura non è un essere umano, è ciò che consente agli uomini di far sopravvivere la loro specie. Per questo motivo, il primo passo deve essere compiuto da ogni singolo individuo, che diventa protagonista della custodia ambientale
Preso atto di tale approccio, si rivela indispensabile porre l’attenzione non solo sulla conservazione del nostro habitat, ma soprattutto sulla prevenzione dei rischi legati alle sempre più perpetue calamità naturali. In presenza di eventi estremi, come nel caso della Tempesta Vaia, è essenziale che le comunità colpite adottino un criterio di azione cooperativa, basato su una visione d’insieme, e non di campanilismo e sterile chiusura. Con più di 4 milioni di metri cubi di legname schiantato, la realtà territoriale del Trentino deve far fronte a 19500 ettari di superficie boschiva danneggiata, alla quale va sommato il deterioramento di più di 2500 chilometri della rete stradale forestale.
Lo sconcerto non viene provocato soltanto dai numeri sbalorditivi che quantificano il disastro, bensì dall’inedito profilo che ha assunto la recente tempesta, ovvero un’ondata di devastazione che ha trafitto zone mai prima d’ora così tanto sfregiate. Diverse aree appartenenti alla Rete Natura 2000 sono state coinvolte nel disastro occorso, comportando per cui una riduzione degli indici di biodiversità associati a tali spazi. Anche se raramente menzionata, Rete Natura 2000 è un prestigioso network di siti di importanza comunitaria (SIC) e zone speciali di conservazione (ZSC) creato dall’Unione Europea a cavallo del nuovo millennio, per promuovere la protezione e il mantenimento della biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali su tutto il territorio europeo.
La Rete occupa ben un quarto della superficie territoriale della Provincia Autonoma di Trento, e persegue l’obiettivo di preservare gli habitat per i quali i siti sono stati identificati, tenendo in considerazione le esigenze economiche, sociali e culturali regionali in una logica di sviluppo sensibile. In quest’ottica, entra in gioco il fattore clima, per il quale però è imprescindibile intraprendere uno sforzo a livello comunitario.
I dati dicono che il 93% degli europei ha compiuto almeno un’azione per lottare contro i cambiamenti climatici. Ciò non è sufficiente per migliorare lo stato attuale delle cose. L’UE ha da poco varato il cosiddetto “Green Deal”, un inedito piano d’azione che, secondo la Commissione, inciderà sia sulle emissioni nocive sia sull’occupazione, abbassando le prime e aumentando la seconda. Se bastino o no le promesse della presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, non è dato saperlo, perché chi è chiamato ad agire è, ancora una volta, la collettività: individui, famiglie e imprese. L’imperativo di fondo deve essere quello di porre l’individuo al centro del vivere sano, per cui la salvaguardia della salute e il benessere ambientale diventino un vero e proprio stile di vita, nel presente e nel futuro.
C’è una strettissima correlazione tra qualità ambientale, vita dei residenti e attività economiche. Un utilizzo rispettoso del suolo costituisce già di per sé un valore aggiunto, in quanto importante fattore promozionale per l’offerta turistica e artigianale presente sul nostro territorio. L’aspetto dei trasporti incide poi particolarmente sul fronte ambientale, energetico, paesaggistico, economico e sulle condizioni di benessere generalizzato della comunità. Basti pensare che, ad oggi, la produzione e l’uso dell’energia rappresentano oltre il 75% delle emissioni di gas a effetto serra nell’UE, mentre i trasporti rappresentano il 25% delle nostre emissioni.
L’entrata in scena degli enti territoriali si rivela fondamentale per poter delineare le linee guida e scandire il passo di una svolta ambientale decisiva. Per questo è essenziale elaborare una rete sinergica fra attori sub-nazionali (regioni), nazionali (governi) e sovranazionali (l’Unione Europea), in modo da poter tracciare un sentiero comune di collaborazione in campo ecologico. La responsabilizzazione degli enti locali in materia ambientale deve riflettere la presa di coscienza dei singoli individui, che vivono e si servono del territorio.
Francesco Gabrielli,
Neva UAL