Estate 2021, la Val di Fassa soffoca stretta tra le spire di un traffico che oramai non può più solamente essere derubricato come molti fanno ad un banale “problema di poche settimane l’anno” ma che è diventato una condizione cronica che rende la valle invivibile e impercorribile per molti mesi dell’anno.
Per troppi anni si è solo pensato allo “sviluppo” selvaggio ed incontrollato dei centri abitati non riflettendo che nel lungo periodo questo avrebbe, oltre che deturpato i paesi, portato ad una situazione di insostenibilità delle infrastrutture: acquedotti inadeguati o incapaci di sopportare la richiesta, un sistema di depurazione delle acque in sofferenza, problemi nella raccolta dei rifiuti e nel loro corretto smaltimento, l’abuso della rete elettrica e infine un congestionamento della rete stradale urbana.
A tali problemi non vi sono soluzioni semplici o immediate, ma esiste una matrice comune che ne è la causa, vale a dire l’eccessiva urbanizzazione del territorio.
Da diverso tempo è giunto il momento di invertire la rotta e implementare politiche per puntare ad una diminuzione del numero di alloggi, a vantaggio di una miglior qualità del sistema ricettivo. Pare tuttavia che la situazione nella quale versa la nostra valle non sia ancora sufficientemente grave ed evidente, poiché invece di impedire la costruzione di nuovi condomini e sviluppare nuove idee e servizi per gli ospiti e i residenti, si continua a consentire l’erezione di nuove costruzioni, le quali, a fronte del momentaneo arricchimento di pochissimi, contribuiranno a rendere i centri abitati sempre più congestionati e invivibili in stagione e al contempo deserti e decadenti durante il resto dell’anno.
Dall’inizio del 2021, la Neva UAL ha intrapreso un percorso di studio e analisi del problema della mobilità interna, tramite l’acquisizione di documenti e studi autorevoli nonché organizzando un sondaggio online, al quale sono seguiti alcuni seminari ed incontri webinar con esperti del settore o promotori di diverse alternative. La conclusione a cui si è giunti dopo un’analisi basata su criteri come l’impatto ambientale, i costi di realizzazione e l’efficientamento del trasporto, è che non esiste al momento una soluzione ottimale che possa soddisfare l’esigenza di salvaguardare il territorio e contemporaneamente risolvere il problema della mobilità con costi sostenibili di realizzazione e gestione. Però, il problema non si risolve certamente rimanendo immobili, anzi. Così facendo, la questione acutizza e urge quindi prendere delle decisioni e metterle in pratica quanto prima.
Il primo passo deve puntare proprio ad arginare il problema alla radice, vale a dire impedire l’aumento dei posti letto in Val di Fassa e fermare la costruzione di nuove seconde case. La seconda deve puntare ad un sistema di miglioramento della rete stradale attuale, rendendola più efficiente e maggiormente fruibile mediante lavori di assestamento e allargamento, creazione di fermate autobus/skibus esterne alla carreggiata, rotatorie su incroci nodali e bretelle di collegamento. Ciò consentirebbe un miglioramento della rete viaria attuale con costi e tempi di realizzazione realistici ed alla nostra portata. Inoltre, è essenziale continuare a studiare le soluzioni per la realizzazione di eventuali circonvallazioni di paese e di potenziamento dei collegamenti con l’esterno. Questi vanno primariamente rivolti verso Bolzano, la città di riferimento per la Val di Fassa e il primo approdo alla rete autostradale nazionale ed internazionale, anche in vista del completamento del Tunnel del Brennero, previsto tra pochi anni e che collegherà l’Italia all’Europa centro-settentrionale.
Infine, sono da elaborare opere di miglioramento anche sugli altri punti di ingresso in Val di Fassa, i quali si rivelano sempre più strategici per consentire di raggiungere punti di interesse come le autostrade e le valli vicine, quali il passo Sella e il passo Pordoi nonché il passo Fedaia e il San Pellegrino per la zona del bellunese (con l’autostrada A27).
Consei de la Neva UAL